Questo film, uscito una decina di anni fa, è tra quelli che personalmente ho molto apprezzato, principalmente per il messaggio che veicola e che si rende via via più chiaro ed evidente con il procedere della storia.
Il film è ambientato in una società futura, sorta dopo una non precisata rovina, e organizzata in comunità separate le une dalle altre, all’interno delle quali vivono le famiglie, o per meglio dire un simulacro delle famiglie, in quanto, benché esse siano composte da genitori e figli, tra loro non intercorrono legami né affettivi né di sangue, dato che i componenti non si scelgono e non generano i loro figli, ma ogni componente viene assegnato dai controllori della società.
Ogni aspetto dell’esistenza in queste comunità, infatti, viene rigidamente sorvegliato e diretto, anche con l’ausilio di robot e droni, nonché di farmaci che hanno lo scopo di sopprimere le emozioni, da un gruppo di individui che si definiscono gli “Anziani”. Le comunità esistono all’interno di uno spazio dove tutte le memorie del passato sono state cancellate e delimitato da un confine energetico che è proibito oltrepassare.
Ogni ruolo che le persone ricoprono all’interno di queste comunità viene assegnato dagli Anziani al compimento del sedicesimo anno di età. Tra questi ruoli ve n’è uno di molto particolare, che si situa al di fuori dell’organizzazione sociale e che è destinato ad un unico individuo. Si tratta del “Custode delle Memorie”, la cui utilità è quella di fungere da consulente degli Anziani quando sono in difficoltà nel prendere delle decisioni. Le memorie si intende siano quelle dell’umanità ed è evidente che il passato insegna.
Questo ruolo è quello che viene assegnato a Jonas, il giovane protagonista del film. Egli quindi dovrà recarsi giornalmente dal “Donatore delle Memorie” per la sua istruzione. Costui abita in un luogo isolato, in un minuscolo edificio collocato a strapiombo su un dirupo, da cui si possono osservare le nebbie oltre il confine, dalle quali talvolta emergono delle immagini. E’ come un luogo senza tempo, sospeso tra i mondi.
Qui Jonas per prima cosa riprende l’uso dei propri sensi e comincia a vedere i colori. Il film non è in bianco e nero, ma le scene che si svolgono all’interno della comunità lo sono, e molte sono anche piuttosto scure. E’ probabile che vogliano simboleggiare la piattezza dell’esistenza e l’oscurità della coscienza di chi abita quei luoghi. Quando il Donatore, che sente con Jonas una particolare affinità, gli dice che la quotidiana iniezione mattutina ha lo scopo di sopprimere le emozioni, questi con uno stratagemma le evita, scoprendo così il mondo del sentire: commuoversi ascoltando una musica, provare attrazione ed amore per una coetanea, sperimentare la dolcezza e la sensualità di un bacio.
La formazione non è facile per Jonas. Rivedendo alcune scene del passato dell’umanità rimane sopraffatto ed addolorato per la crudeltà e la violenza perpetrata dagli esseri umani e vorrebbe interrompere l’addestramento, ma poi vede anche la gioia, le danze, le feste, la preghiera, l’amore, la bellezza, in altre parole LA VITA, e ne rimane affascinato.
Ad un certo punto Jonas scopre, con l’aiuto del suo istruttore, che la crudeltà e la violenza non sono affatto assenti nel mondo delle comunità, vengono solo definite con altri nomi ed esercitate senza la coscienza di ciò che si sta compiendo, a causa dei farmaci anestetizzanti. Così, per esempio, i vecchi vengono “congedati altrove”, ovvero assassinati, e così pure i neonati che non corrispondono a determinati criteri.
Jonas, che ha ritrovato la propria umanità, si ribella e decide di oltrepassare il confine energetico che separa gli abitanti di questo mondo distopico dalle memorie dell’umanità, in questo modo infrangendolo, per restituire loro la coscienza di ciò che sono. Si rende anche conto, per una coincidenza, che la realizzazione di questo progetto è urgente perché stanno per uccidere un neonato che reca sul polso un simbolo uguale a quello che lui stesso ha, e che quindi è anch’egli destinato ad essere un Custode delle Memorie.
In maniera rocambolesca Jonas riesce nel suo intento, aiutato in parte dalla fanciulla che ama e da un loro amico, i quali non comprendono, ma si fidano di lui, a riprova che ciò che ci rende umani non può mai essere soppresso del tutto. Grazie a loro le persone delle comunità riprendono il possesso dei loro requisiti umani: la gioia, il dolore, l’errore, l’amore, la bellezza, la libertà di operare delle scelte.
Mi sembra chiaro che vi sia una attinenza tra ciò che racconta il film e ciò che stiamo vivendo oggi sulla Terra: c’è una élite planetaria che ci vuole in buona parte “congedati altrove” e i rimanenti in stato di schiavitù e obnubilamento della coscienza. Ma possiamo ribellarci, come ha fatto Jonas, non con le rivoluzioni armate, ma infrangendo i confini che mettono costantemente intorno alla nostra coscienza, con la propaganda, le iniezioni, le enormi bugie che ci propinano. Possiamo scegliere di essere coloro che, con i propri pensieri-parole-azioni, non contribuiscono alla sopraffazione, alla speculazione, all’egoismo e alla brama di potere, ma nutrono invece l’energia opposta, ossia la collaborazione, il rispetto per ogni forma di vita, l’amore in tutte le sue sfaccettature.
Qui sotto il link per la visione:
https://www.youtube.com/watch?v=7CeF9tLn8Ik&t=452s&ab_channel=YouTubeMovies
