Per contribuire ad alleviare la sofferenza che abita questo pianeta, particolarmente in certe zone dove milioni di esseri viventi vengono sottoposti ad una crudeltà inaudita, è importante che noi abbiamo cura della nostra radianza, ovvero dell’energia che emaniamo attraverso i nostri pensieri, parole, sentimenti e azioni, come già esposto nell’articolo di questo blog intitolato: “Come possiamo aiutare”.
Questo perché siamo tutti immersi in un campo di coscienza collettiva, cui ciascuno di noi contribuisce positivamente o negativamente, e che va a creare le condizioni concrete del vivere. Ma, oltre a prenderci la responsabilità di chi siamo e di cosa irradiamo come energia, se vogliamo aiutare dove c’è dolore in situazioni specifiche, vi sono delle pratiche spirituali che possiamo mettere in atto.
Si tratta della preghiera, di visualizzazioni o meditazioni, di emissione di suoni o canti sacri. Ognuno può scegliere di fare ricorso ad una o l’altra di queste pratiche, o anche a più di una, a seconda delle proprie inclinazioni e della propria formazione. Non si tratta di strumenti poi così diversi tra loro, hanno infatti in comune la finalità, che è portare sollievo a chi soffre, sia alleggerendone lo stato d’animo e sia fornendo la matrice sottile per la concretizzazione del supporto materiale. Hanno in comune poi anche la condizione per la loro efficacia, che consiste nell’impiegare la totalità di noi stessi nel metterle in atto.
In questo si distinguono dalle tecniche di manifestazione, così tanto pubblicizzate negli ultimi decenni e che si possono riassumere nell’equazione: pensiero + emozione (desiderio o resistenza)= realtà creata, perché qui lo scopo non è portare nella nostra vita quello che desideriamo, generalmente di ordine materiale, bensì sostenere chi è nella tribolazione. Quello che serve in questo caso è l’allineamento delle energie della personalità, ossia corpo-emozioni-mente, con le energie dell’anima.
C’è chi vive costantemente o quasi in allineamento con la propria anima, ma possiamo tutti cercare di generare questo allineamento sistemandoci in un posto quieto, in raccoglimento, con la concentrazione sul respiro. Sappiamo di aver raggiunto la nostra totalità quando la pace pervade il nostro corpo, il sentire, la mente. Quando siamo in questa pace abbiamo la certezza che stiamo radicando nella materia le energie spirituali, e quindi l’armonia e l’amore. Diventiamo un ponte tra cielo e Terra.
Il famoso “effetto Maharishi” è stato ottenuto da meditanti che praticavano la Meditazione Trascendentale, che consiste nella ripetizione continua e silenziosa di un mantra in Sanscrito, ognuno il suo. Loro chiamano questo “essere in trascendenza”, ossia in allineamento con le energie spirituali, che quindi vengono portate sulla Terra e gli effetti concreti sono stati verificati: una drastica diminuzione dei crimini, conflitti, incidenti, suicidi e perfino fluttuazioni di borsa.

Quando siamo in questo stato pregare, inviare energia in luoghi precisi o intonare canti sacri, io credo che non faccia molta differenza: stiamo comunque irradiando luce, ovvero vibrazioni elevate incompatibili con tutto ciò che non è amore, fratellanza, solidarietà. Possiamo orientare queste vibrazioni esprimendo una intenzione chiara. Da soli non risolveremo i problemi, ma ogni singolo contributo sarà utile allo scopo che ci proponiamo.
Ogni religione ha le sue preghiere e chi si sente chiamato da questo strumento può utilizzare quelle appartenenti alla sua confessione. Chi non si riconosce in nessun culto può usare parole proprie, o volendo, può utilizzare una preghiera che non appartiene a nessuna religione, ma all’umanità intera, e che è stata data ad Alice A. Bailey da un maestro della Gerarchia Planetaria, conosciuto come il Tibetano, nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale, nell’ambito di un messaggio rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. Si chiama ‘La grande invocazione’, è conosciuta in tutto il mondo ed è stata tradotta in 80 lingue e dialetti.

Le persone che si sentono più orientate alla meditazione sanno che noi abbiamo la capacità di orientare l’energia verso luoghi o persone specifiche con apposite tecniche, come per es. il Reiki, la visualizzazione o anche … nessuna tecnica. Ecco cosa dice Anne Givaudan a questo proposito, rispondendo ad una domanda:
DOMANDA: La domanda di Cathy: “Cosa dire nelle nostre preghiere per aiutare tutti quelli che soffrono dopo un cataclisma oppure come aiutarli spiritualmente?”.
RISPOSTA di ANNE: “Non ho parole specifiche da suggerire per quando state pregando, è soltanto l’energia del vostro cuore che va verso queste persone e che può aiutarle. Noi facciamo spesso dei suoni per il pianeta, ma potete anche guardare quello che volete aiutare, i luoghi che volete aiutare e mandare luce e energia nel modo che volete. Sentite la luce che esce da voi, esce dal vostro cuore, esce da tutto il vostro essere e va verso quelle persone e siate certi che quello che farete in questo modo sarà sempre efficace. Prendete un po’ di tempo e gli esseri che soffrono lo sentiranno per forza.”
Quanto al suono, citato da Anne nella sua risposta, è uno strumento cui lei fa spesso ricorso, anche invitando le persone di tutto il mondo ad utilizzarlo in date concordate, al fine di accrescere l’amore sul pianeta, ma che può anche essere impiegato per orientare questo amore in luoghi da noi designati.
Come tutte le religioni hanno le loro preghiere, altrettanto hanno i loro canti sacri, che generano vibrazioni elevate e sono quindi anche strumenti di guarigione fisica, emotiva e avvicinano allo Spirito. Nella nostra tradizione abbiamo il Canto Gregoriano che dà questo risultato, come dimostrano gli studi di esperti. Tuttavia a me sembra che bisogna proprio intendersi di musica per praticarlo, per cui per i profani rimane probabilmente più facile intonare una OM, facendo diventare il suono grave e profondo, sentendo la vibrazione risuonare nel centro del petto e non nella gola, come suggeriscono i maestri.
L’anno scorso Anne Givaudan ha anche divulgato un suono, trasmessole dai venusiani, i quali lo usano nel loro pianeta per diffondere un’onda di pace. Chi è portato può familiarizzarsi con esso ed utilizzarlo per dare il proprio contributo a radicare la pace sul pianeta o in luoghi designati.