Che cos’è la Grafologia

 
La grafologia può essere definita una scienza il cui obiettivo è di identificare le caratteristiche e le dinamiche della personalità di un individuo tramite l’interpretazione della sua scrittura.

Viene annoverata tra le scienze umane, al pari di psicologia, sociologia, antropologia, medicina, pedagogia ecc., rispondendo ai medesimi criteri epistemologici.

I primi studi sistematici in questo campo risalgono al XVIII° secolo, ma i più insigni studiosi di questa disciplina ne hanno delineato le fondamenta tra la seconda metà del 1800 e la prima del 1900. I grandi maestri furono Jules Crepieux Jamin in Francia, Ludwig Klages in Germania, Max Pulver in Svizzera e Girolamo Moretti in Italia.

A questi hanno fatto seguito molti altri ricercatori, ma le fondamenta della scienza grafologica nascono da queste fonti. E’ stata tentata anche l’applicazione ad alfabeti diversi da quello latino, tuttavia senza successo.

Oggi questa disciplina, a mio avviso ormai morente, in quanto la scrittura a mano è sempre meno praticata, è comunque diffusa in tutta Europa ed anche nelle Americhe .

In Francia, Germania e Svizzera la grafologia è da tempo inserita in ambito accademico, ma anche negli altri paesi dell’Europa occidentale esistono da svariati decenni scuole pluriennali volte alla preparazione professionale dei grafologi.

In Italia, che io sappia, le scuole di grafologia erano tutte private fintanto che l’Istituto Grafologico G. Moretti ha istituito, nel 1977, la quadriennale Scuola Superiore di Studi Grafologici in collaborazione con l’Università di Urbino. Questa scuola, il cui accesso richiedeva gli stessi requisiti dell’iscrizione all’università, è poi divenuta nel 1989 corso di Laurea di I° livello ed oggi anche Master interfacoltà del Dipartimento di Scienze dell’Uomo, presso la medesima università ed anche a Roma.

La Scuola Superiore è quella che ho frequentato io, conseguendo poi anche la laurea con la convalida di tutti i venti esami già sostenuti e con la redazione e discussione di una nuova tesi.

Girolamo Moretti (1879-1963)

Girolamo Moretti è senza dubbio l’indiscusso caposcuola della grafologia italiana.

Mentre gli studiosi dianzi citati si distinguevano per essere delle personalità eclettiche, di grande cultura e dediti ad un gran numero di discipline, tanto da ritrovare i loro nomi nei libri di storia della filosofia, psicologia e letteratura, Moretti era invece un umile frate francescano.

Aveva però una caratteristica che lo differenziava alquanto da ogni altro maestro, possedeva infatti capacità extrasensoriali, che gli consentivano, osservando una grafia, di vedervi la persona viva, con i suoi tratti somatici, colore di occhi e di capelli, le movenze personali e, naturalmente, i suoi tratti caratteriali ed intellettivi. A causa di questa sua particolarità vide, per tutta la vita, il suo lavoro osteggiato dalla Chiesa.

Da sempre attratto dalla scrittura delle persone, in gioventù lesse un testo di Crepieux-Jamin, meravigliandosi perché il suo sistema grafologico si limitava ad individuare la tipologia delle persone e non già la loro individualità. Irritato da questo (raccontano che avesse un carattere fumantino tanto quanto compassionevole e generoso) lanciò il libro dalla finestra dicendo: “Fanno un basto e deve servire per tutti i somari!” Decise quindi che non avrebbe più preso in mano un libro di grafologia fintanto che non fosse riuscito a mettere a punto un proprio metodo, che consentisse anche a chi non era dotato di sensitività di arrivare a cogliere l’unicità della persona dall’osservazione della grafia.

Questo lavoro gli costò 50 anni della sua vita, ed anche tanta serenità, dal momento che non fu riconosciuto e le sue opere vennero messe all’Indice, il quale fu abolito solo nel 1966. Per tutta la sua esistenza fu amatissimo dalla gente ed osteggiato dalla sua Chiesa.

Egli mise comunque a punto un sistema grafologico comprendente 82 caratteristiche della scrittura, corrispondenti a caratteristiche di personalità, denominate ‘segni’, ognuno dei quali quantificabile in decimi, per dare il giusto peso all’apporto di quel segno in relazione agli altri. L’individuazione dei decimi è diversa per ogni segno: può venire dalla percentuale di presenza del segno nello scritto, dai millimetri o centimetri, dall’apertura goniometrica, dalla comparazione di un segno con un altro e così via.

I segni, che hanno tutti un loro nome, sono inerenti ad esempio all’altezza della scrittura, all’intensità della pressione, all’inclinazione degli assi letterali, allo spazio lasciato tra le lettere e tra le parole, alla rotondità o appuntimento delle lettere e dei collegamenti tra di esse, ecc.

I segni non hanno tutti lo stesso valore. Moretti li distingue in tre categorie: sostanziali, modificanti ed accidentali. I segni sostanziali si riferiscono alle caratteristiche che costituiscono la struttura portante della personalità, mentre i modificanti esercitano su di essi un’azione di rinforzo o di indebolimento. I segni accidentali invece rivelano le modalità con cui le caratteristiche della personalità vengono espresse. I segni, quindi, non hanno un significato assoluto, ma prendono il loro reale valore combinandosi con gli altri segni del contesto grafico.

Ogni segno ha poi le sue manifestazioni ad ogni livello della personalità, cioè nella sfera intellettiva, quella affettiva ed anche somatica. Moretti diceva: “La lettera è l’io, è l’idea ed il sentimento.”

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