‘Il miglior discorso del mondo’ è come vengono titolati su Youtube i video che riportano il discorso che Josè Mujica pronunciò al summit ONU di Rio de Janeiro il 21 giugno 2012, mentre era in corso il suo mandato presidenziale per lo stato dell’Uruguay.
Sono personalmente d’accordo con questa definizione, dal momento che ciò che enuncia nel discorso coincide con gli stessi valori in cui credo. Essenzialmente egli afferma la necessità di una cultura diversa da quella imperante, figlia del mercato e della competizione: serve una cultura che dia la preminenza all’essere piuttosto che all’avere, poiché nulla è più importante della vita. Propugna quindi un cambio di rotta della politica, che deve diventare attenta a tutto ciò che sostiene la vita invece che alle regole del mercato il quale, per come sta funzionando, serve ad accumulare ricchezza nelle mani di pochi. Sostiene che la solidarietà, la fratellanza, la felicità umana necessitano di consumi morigerati, poiché il pianeta non può reggere il modello di civiltà “usa e getta” per tutti i 7 o 8 miliardi di persone che lo abitano.
Possono sembrare concetti banali per chi percorre il sentiero spirituale, tuttavia non lo sono in politica e soprattutto, ciò che rende Mujica molto speciale, è che egli vive ciò che dice e la sua intera esistenza ne dà testimonianza. Per questo il mondo ha parlato di lui durante la sua presidenza ed ancora ne parla, anche se il suo mandato è scaduto nel 2015.
Reputo quest’uomo una delle gocce di luce che contribuiscono a rischiarare il caos attuale.
Per chi non lo conoscesse dirò che è nato nel 1935 ed è figlio di emigrati in Uruguay: il padre era un coltivatore basco e la madre un’italiana, nata in provincia di Genova. Cominciò a occuparsi di politica appena ventenne e, battendosi sempre per la giustizia sociale, nel periodo della dittatura partecipò anche al movimento armato Tupamaro, cosa che gli fruttò 6 pallottole in corpo e ben 14 anni di carcere, 10 dei quali passati in totale isolamento, in fondo ad un pozzo, parlando con formiche e rane per non impazzire e lasciandoci anche un rene, perché gli davano da bere una sola tazza d’acqua al giorno. Fu costretto a bere la sua pipì per sopravvivere.
In seguito fu deputato, senatore ed anche ministro, infine presidente. Ma già durante la presidenza aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato, preferendo dedicarsi all’insegnamento dell’agricoltura.
Vive con la moglie Lucia Topolanski, senatrice della Repubblica nonché leader storico del Movimento di Partecipazione Popolare, e un cospicuo numero di cani. Abitano in una piccola fattoria alla periferia di Montevideo, in una casa che è di 50 mq. La sua auto è un Maggiolino Volkswagen del 1987, regalatogli da amici. Anche durante il suo mandato Mujica aveva rinunciato a vivere nel palazzo presidenziale, restituendo il 90% del suo stipendio per aiutare i poveri, con programmi di microcredito. Ciò gli valse l’appellativo di ‘presidente povero’, a cui lui replicava dicendo di non essere povero, ma sobrio.
Citando Seneca sostiene: “Se uno non è felice con poco non sarà felice con niente”.
In un’intervista data a Riccardo Staglianò, pubblicata sul Il Venerdì di Repubblica, egli afferma: “La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo quel che mi serve, ma non accetto lo spreco, perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito a guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari: bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà e se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farsi schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere.”
Mujica si professa ateo, e questo conferma che non è importante tanto ciò che si crede quanto ciò che si è. In realtà io credo che lui sia nell’allineamento corpo-mente-anima. Lo dimostrano la sua saggezza, la sua coerenza, ma anche il suo anticonformismo, il suo non dar peso alle convenzioni badando all’essenziale: pare che riceva i giornalisti anche in pigiama e senza dentiera oppure scendendo da un trattore tutto sudato e con i pantaloni arrotolati fino al ginocchio, inoltre non è mai stato visto con una cravatta! Lo dimostrano il suo vivere la solidarietà, l’amore per la Terra e anche per le sue creature. Egli infatti definisce per gli animali cinque libertà basilari: libertà dalla fame e dalla sete, libertà dal dolore, dalla paura, dalla costrizione e dalla sofferenza. Grazie a lui si è legiferato per la loro tutela in Uruguay. Pratica inoltre un’alimentazione vegetariana.
Se si guarda al mondo com’è ora Mujica appare come una specie di alieno sceso sulla Terra per dare speranza a chi desidera un mondo migliore! Ovviamente da vicino non sarà così perfetto come appare dalle pagine scritte o dai filmati, ma la perfezione non è prevista per questo piano di esistenza.
Qui sotto la trascrizione del MIGLIOR DISCORSO DEL MONDO. A seguire il link del video su Youtube.
“Un grazie particolare al popolo del Brasile, ed alla sua Signora Presidentessa, Dilma Rousseff. Grazie anche alla sincerità con la quale, sicuramente, si sono espressi tutti gli oratori che mi hanno preceduto. Come governanti, tutti manifestiamo la profonda volontà di favorire gli accordi che questa nostra povera umanità sia capace di sottoscrivere. Permettetemi, però, di pormi alcune domande a voce alta. Per tutto il giorno si è parlato di sviluppo sostenibile e di affrancare, dalla povertà in cui vivono, immense masse di esseri umani. Ma cosa ci frulla per la testa ? Pensiamo all’attuale modello di sviluppo e di consumo delle società ricche? Mi domando: che cosa succederebbe al nostro pianeta se anche gli indù avessero lo stesso numero di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno ci resterebbe per respirare ?
Più francamente: il mondo ha le risorse materiali, oggi, per rendere possibile che 7 od 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso livello di consumo e di sperpero che hanno le opulente società occidentali ? Sarebbe possibile tutto ciò ? Oppure, un giorno, dovremmo affrontare un altro tipo di dibattito ? Perché siamo stati noi a creare la civiltà nella quale viviamo: figlia del mercato, figlia della competizione, che ha portato uno sviluppo materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato la società di mercato che ci ha rifilata questa globalizzazione. Stiamo governando noi la globalizzazione oppure è la globalizzazione che governa noi ? E’ possibile parlare di fratellanza e dello stare tutti insieme, in un’economia basata su una competizione così spietata ?
Fino a dove arriva veramente la nostra solidarietà ? Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento, al contrario. La sfida che abbiamo davanti è di una portata colossale, e la grande crisi non è ecologica, ma è politica!
L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma sono queste forze che governano l’uomo … ed anche la nostra vita ! Perché noi non siamo nati solo per svilupparci. Siamo nati per essere felici. Perché la nostra vita è breve e passa in fretta. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare.
Ma se la vita ci scappa via, lavorando e lavorando per consumare di più, il vero motore del vivere è la società consumistica, perché, di fatto, se si arresta il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, spunta il fantasma del ristagno per tutti noi. E’ il consumismo che sta aggredendo il pianeta. Per alimentare questo consumismo, si producono cose che durano poco, perché bisogna vendere tanto. Una lampadina elettrica non deve durare più di 1000 ore, però esistono lampadine che possono durare anche 100 mila o 200 mila ore! Ma questo non lo si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere la civiltà dell’usa e getta, e così restiamo imprigionati in un circolo vizioso. Questi sono i veri problemi politici che ci esortano ad incominciare a lottare per un’altra cultura. Non si tratta di immaginare il ritorno all’uomo delle caverne, né di erigere un monumento all’arretratezza. Però non possiamo continuare, indefinitamente, a lasciarci governare dal mercato, dobbiamo cominciare ad essere noi a governare il mercato. Per questo dico, con il mio modesto pensiero, che il problema che abbiamo davanti è di carattere politico. I vecchi pensatori, Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara, dicevano: “povero non è colui che ha poco, ma colui che necessita tanto e desidera sempre di più e di più”. Questa è una chiave di carattere culturale. Per questo saluterò di buon grado gli sforzi e gli accordi che si faranno, e come governante li sosterrò. So che alcune cose che sto dicendo, possono urtare. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e del clima non è la causa. La causa è il modello di civiltà che abbiamo messo in piedi. Quello che dobbiamo cambiare è il nostro modo di vivere! Appartengo a un piccolo paese, dotato di molte risorse naturali. Nel mio paese ci sono poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, tra le migliori al mondo, e circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. E’ una pianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile. I miei compagni lavoratori, hanno lottato molto per ottenere le 8 ore di lavoro. Ora hanno conseguite le 6 ore lavorative.
Ma quello che lavora 6 ore, poi cerca il secondo lavoro, per cui lavora più di prima. Perché? Ma perché deve pagare una quantità enorme di rate: la moto, l’auto, e paga una rata ed un’altra e un’altra ancora, e quando decide di riposare … è oramai un vecchio reumatico, come me, e la vita gli è volata via. E allora uno si deve porre una domanda: è questo lo scopo della vita umana? Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Lo sviluppo deve favorire la felicità umana, l’amore per la terra, le relazioni umane, la cura dei figli, l’avere amici, l’avere il giusto, l’essenziale. Perché il tesoro più importante che abbiamo è la felicità! Quando lottiamo per migliorare la condizione sociale, dobbiamo ricordare che il primo fattore della condizione sociale si chiama felicità umana! Grazie !”
(1) Discorso del presidente Mujica alle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile – sub ITA – YouTube
Nutro una ammirazione sconfinata per José Mujica, un uomo che è rimasto sempre coerente traducendo nei fatti i suoi principi morali e le sue convinzioni, anche quando , dopo tanta sofferenza, è arrivato al potere. Questa è stata la prova decisiva : quanti saprebbero resistere alla lusinga di una vita diversa, più agiata, tra gli onori ed il lusso ? Nel nostro Paese abbiamo purtroppo esempi negativi in questo senso. Mio nonno ripeteva sempre che la vera natura di una persona si rivela non tanto quando si trova in difficoltà, ma quando arriva al potere, grande o piccolo. “Daghe una carega e ti vedarà quel che xe …”. Ecco lui ha avuto la “carega” più importante dell’Uruguay e non è cambiato di una virgola, anzi ha usato la sua nuova posizione per aiutare tante persone bisognose. Ho un’amica, una cantante lirica, di Montevideo, e mi ha raccontato che lui è proprio come lo descrivono, lei lo incontrava per le strade della capitale che distribuiva volantini per le manifestazioni dei lavoratori, tutto sudato, in maniche di camicia (rimboccate a causa del caldo tropicale), e parlava con i passanti come una persona qualunque. Se penso ai tromboni nostrani che vanno in giro con le scorte, per anni, perché evidentemente temono i loro elettori, viste le malefatte di cui si macchiano, per non parlare del resto…
Ma perché per quasi tutto il mondo è un’utopia sognare un Presidente che sia una persona ONESTA e AUTENTICA e che si occupi del bene del suo popolo ???
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