Qualsiasi discorso sul perdono necessita anzitutto che si chiarisca che cosa si intende con questa parola. Perdonare non vuol dire approvare o assolvere le azioni altrui che ci hanno recato sofferenza, ma liberarsi delle tossine psichiche connesse a questi atti.
Può trattarsi di rabbia, risentimento e talvolta persino desiderio di vendetta, ma anche di dolore, rimpianto, tristezza, paura o colpa. Sono tutte emozioni che impediscono il raggiungimento di uno stato di armonia interiore e quindi ostacolano il nostro fluire nella vita. Per questo è importante lasciar agire la forza del perdono, così che possiamo portarci dietro sempre meno pesi e meno dolori.
Ma come si fa a perdonare quando siamo ancora pregni di queste emozioni negative che le offese patite hanno prodotto in noi? Anzitutto ci vuole l’intenzione, sarà poi essa ad attrarre a noi le occasioni ed i modi. Poi è importante non assumere né la posizione del giudice né quella della vittima, poiché sono entrambe controproducenti.
Giudicare infatti non fa altro che dare nutrimento ai nostri stati d’animo negativi e rinsaldare il legame energetico con chi ci ha oltraggiato. Lewis Benedictus Smedes, teologo e insegnante universitario di Etica, diceva: “Perdonare è come liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu”. Per non rimanere prigionieri di questi vincoli è meglio quindi tenersi in una posizione di non-giudizio, coscienti anche che noi non conosciamo le vere motivazioni delle azioni altrui. Accade che nemmeno loro le conoscano. Egoismo e narcisismo infatti hanno spesso origine in profonde sofferenze, che le persone non sono riuscite ad elaborare e noi per loro siamo solo l’occasione che incontrano per scaricare la loro frustrazione.
Questo non significa naturalmente che spetti a noi assumerci le loro difficoltà, perché questo rimane di loro pertinenza. Dipanare le nostre difficoltà è il compito evolutivo di ciascuno di noi e nessuno può farlo al posto nostro. Quindi, pur evitando di giudicare, siamo legittimati ad allontanare dalle nostre frequentazioni le persone che per noi sono nocive, perché questo non significa odiarle, bensì avere rispetto per noi stessi.
Per disinnescare le emozioni negative che le sofferenze che ci vengono inflitte ci procurano, è importante anche evitare di sentirci delle vittime, se no continueremo a perpetuare questo ruolo. Una delle principali massime occulte infatti è: “Come dentro, così fuori”. In altre parole la realtà esterna è uno specchio che ci mostra cosa abbiamo dentro di noi di cui non siamo consapevoli, pertanto le persone e le situazioni che ci recano danno siamo noi ad averle attratte, o per meglio dire sono le frequenze che emaniamo, date dai nostri pensieri-emozioni. Così magari le persone che ci hanno inflitto le più grandi sofferenze sono quelle che dobbiamo maggiormente ringraziare perché ci danno modo di accrescere la nostra consapevolezza, di superarci e di avvicinarci di più alla nostra armonia e serenità.
Occorrono naturalmente introspezione ed apertura mentale perché questo avvenga.
Proviamo a chiarire con un esempio. Poniamo che da piccolo io sia stato abbandonato dai genitori, in forma fisica o anche solo emotiva. Nei primi anni della nostra vita, in base alle esperienze che facciamo, si stabilisce in noi una sorta di copione delle relazioni, che inconsciamente finiremo sempre per rimettere in scena in modo compulsivo, almeno fintanto che non ci rendiamo consapevoli della sua esistenza. Anche se il copione è doloroso, è l’unica cosa che noi conosciamo, è ciò che ci fa sentire ‘a casa’, è la nostra ‘zona comfort’, anche se di confortevole ha davvero poco, dalla quale il nostro inconscio percepisce come pericoloso uscire. Solo dopo aver preso coscienza delle nostre dinamiche interiori potremo uscire dal condizionamento ed usare la nostra facoltà di scelta.
Nel caso in questione il copione si sviluppa attorno al tema dell’abbandono, quindi nel corso della mia vita, o attrarrò persone che mi stanno vicine per un qualche loro interesse e poi se ne vanno, oppure potrò invertire le parti ed essere colui che non si coinvolge, che non vuole legarsi, che manipola le persone per ottenere ciò che desidera e se ne va per primo, evitando così il dolore di essere abbandonato.
Niente di tutto questo fa la mia felicità. Ma poiché la realtà esteriore è uno specchio del mio mondo interiore, se anziché indulgere nel ruolo della vittima io mi do la pena di osservare quello che là fuori avviene in modo ripetitivo e cerco di capirne la ragione, posso rendermi conto che le mie vicende nel mondo mi stanno riflettendo il trauma dell’abbandono che in me c’è e che è quella ferita che va curata per guarire le mie relazioni.
Come si curano le ferite? L’ Amore è sempre la soluzione per tutto e il perdono è la via per arrivare all’ Amore. Si tratta di perdonare se stessi per tutto ciò che ci siamo inflitti e abbiamo inflitto ad altri, e di perdonare i nostri genitori che hanno dato origine a quella ferita. Può non essere facile, non è un processo istantaneo, ma possiamo usare l’empatia e chiederci cosa sia stato per loro essere bambini, qual è il copione che loro hanno introiettato, e dal quale sono rimasti oppressi per primi per non averlo saputo elaborare, magari perché non possedevano nemmeno gli strumenti culturali per farlo.
Quindi, se anche volessimo insistere nel percepirci come vittime anziché come corresponsabili di quanto ci accade, dotati pure del potere di modificare le cose, teniamo almeno presente quanto la saggezza di Louise L. Hay ci insegna, cioè che siamo tutti vittime di altre vittime. Può essere un punto di partenza, un giorno saremo pronti ad aprirci al perdono. Come già detto, non si tratta di assolvere chi ci ha fatto del male, ci penserà la Vita a fare in modo che loro apprendano le loro lezioni, si tratta invece di scegliere per noi la libertà, di onorare la nostra vera natura.
Per favorire la nostra disposizione al perdono, volendo potremo ricorrere a qualche ‘aiutino’ dai piani alti. Qui di seguito ne propongo qualcuno.

Questo è un rituale per il perdono dato ad Anne Givaudan dai Maestri di Shamballa. (A. e D. Meurois Givaudan, ESSERE & AGIRE, Edizioni Amrita, Torino 1999, pag.25-26)
Oltre il perdono
“Di sicuro vi è ancora, in questo mondo, qualcuno che vi indispone con la sua presenza, qualcuno con cui siete in conflitto. Procuratevi la sua foto o qualcosa che, per voi, lo possa rappresentare. Mettete questa foto nel punto migliore della vostra camera ed ogni sera, prima di addormentarvi, posate un petalo di fiore accanto ad essa, fino a formare una sorta di ghirlanda … perché ripeterete questa azione per 7 giorni di fila.
Dopo aver compiuto questo gesto ogni volta andrete a sdraiarvi e, prima di prender sonno, vi rivolgerete alla vostra anima, a quella parte della coscienza che, ogni notte lascia il corpo. Chiedete allora con molta chiarezza di andare a trovare quella persona con cui vi sentite in conflitto. Chiedeteglielo con parole semplici, sempre le stesse, e pregatela di andare da questa persona con il più bel fiore che riuscite ad immaginare. Questo è tutto, amici miei.
Fate questo con il cuore, non come se fosse una cosa meccanica. In questo modo non imporrete né l’amore né il perdono né la tolleranza, che spesso hanno un sapore troppo umano; lascerete soltanto che la legge dell’Armonia parli da sé …”

Quelle che seguono sono una invocazione ed una visualizzazione per favorire il perdono, date dagli Angeli ad Isabelle von Fallois. (Isabelle Von Fallois, GLI ARCANGELI, ed. Macro, FC 2018, pag.248-250)
Invocazione per aprirsi all’empatia ed al perdono
(L’Arcangelo Zadkiel aiuta le persone ad aprire il loro cuore all’empatia ed al perdono.)
“Arcangelo Zadkiel, ti prego di purificare la mia aura e il mio corpo con la fiamma violetto-argentea della grazia e della trasformazione, in modo che il mio cuore si apra al perdono, all’empatia e all’amore e quindi possa curare i miei sentimenti e le mie relazioni. Grazie!”
Visualizzazione per il perdono
Inspirate ed espirate profondamente più volte. Quando sarete pronti invocate l’Arcangelo Zadkiel accanto a voi e pregatelo di aprirvi il cuore.
Poi immaginate davanti a voi la persona che volete perdonare e pregate l’Arcangelo Michele affinché tagli, con la sua spada delle Verità e della Luce, il legame tossico che vi lega a lei. Guardate dentro di voi per capire se adesso potete perdonare. Se la risposta è si, allora pronunciate queste parole: “Ti perdono …(nome della persona) e ti lascio andare. Sono in pace.”
Nel caso in cui abbiate ancora delle difficoltà a perdonare, pregate l’Arcangelo Zadkiel di lavorare ulteriormente sul vostro chakra del cuore. Prima o poi la vostra resistenza diminuirà e alla fine sparirà.
