“Molte vite, un solo amore” è il titolo di uno dei libri del dott. Brian Weiss; esso tratta delle anime gemelle, ossia di quelle persone che si sentono legate per sempre dall’amore e che di continuo si ritrovano insieme, una vita dopo l’altra.
Prima di parlare del contenuto del libro citato, ritengo opportuno riportare alcune informazioni sull’autore, per coloro che non sanno chi egli sia. Il dott. Weiss è un illustre psichiatra che, al culmine della sua carriera accademica, incontra delle esperienze che gli fanno cambiare per sempre la sua concezione del mondo e della vita.
Fino ad allora, infatti, dopo essersi laureato con lode, egli ha occupato cattedre universitarie nei più prestigiosi atenei statunitensi e aveva dato alle stampe numerosi scritti scientifici e saggi in opere collettive. Al momento in cui si verifica quell’avvenimento che avrebbe rivoluzionato letteralmente la sua vita, ricopriva la carica di Presidente del dipartimento di Psichiatria presso il Mount Sinai Medical Center di Miami, dove ovviamente svolgeva anche attività di terapeuta.
Ed ecco che un certo giorno nel suo studio entra Chaterine, una paziente con sintomi di ansia e depressione ed il terrore di morire soffocata. Il dott. Weiss usava indurre, nei pazienti idonei, uno stato di profonda ipnosi attraverso un delicato processo di rilassamento, con lo scopo di far riaffiorare alla memoria traumi infantili rimossi o dimenticati, con tutte le emozioni connesse. Questo avvia solitamente un processo catartico e i pazienti iniziano a migliorare. Benché Catherine avesse riportato alla coscienza diversi traumi infantili molto circostanziati e sentiti, i suoi sintomi restavano cospicui. Il dott. Weiss allora, durante una seduta, chiese alla paziente in stato di rilassamento ipnotico di tornare con la memoria “all’epoca in cui erano cominciati i suoi sintomi”, rimanendo poi sbalordito da quanto succedeva.
Chaterine infatti cominciò a rievocare una vita passata, durante la quale lei e la figlioletta erano morte durante un’inondazione, descrivendo anche il luogo dove si erano ritrovate dopo aver lasciato il corpo. Né la paziente né il terapeuta credevano alle vite passate, tuttavia una seduta dopo l’altra Chaterine rievocò diverse altre vite trascorse ed i suoi sintomi scomparvero. Accadde anche che durante una di queste sedute Chaterine raccontasse al dott. Weiss dei dettagli molto personali sulla vita e la morte del padre di lui e di un suo bambino, morto poco tempo dopo essere nato. Dettagli che nessuno al mondo poteva sapere. Cominciò poi a canalizzare messaggi da parte dei Maestri, il cui contenuto andava molto al di là della cultura e delle capacità di Chaterine. Evidentemente Chaterine era comunque un’anima evoluta.
Divulgare quanto stava man mano scoprendo costituì una scelta difficile per il dott. Weiss, perché voleva dire mettere a repentaglio la sua intera vita professionale. Tuttavia, dopo quattro anni di esitazione pubblicò il suo primo libro “Molte vite, molti Maestri”, che con suo totale stupore, divenne un best seller internazionale di cui sono state stampate due milioni di copie, venendo tradotto in oltre venti lingue.
In seguito, dopo almeno un migliaio di regressioni, scoprì che ci sono anime che si incontrano ripetutamente nel corso delle vite. E’ il caso delle anime gemelle. L’esoterismo insegna che ciascuno di noi evolve all’interno di una famiglia di anime che vibrano tutte nell’ambito di una stessa banda di frequenza. All’interno di questa banda vi sono anime con una vibrazione particolarmente affine, pertanto si attraggono fortemente e lo scambio che si stabilisce tra loro è assai nutriente e gratificante. Nel corso delle varie incarnazioni queste anime si rincontrano, assumendo magari anche ruoli diversi nelle varie esistenze: potranno essere l’innamorato oppure anche un genitore, un figlio, un fratello o un caro amico.
Dalla sua pratica clinica Weiss arriva a conclusioni analoghe e paragona la nostra famiglia animica ad un grande albero con migliaia di foglie, ma le foglie che si trovano sul nostro ramoscello, che possono essere tre, quattro o anche cinque, ci sono più intimamente vicine e possiamo condividere le esperienze. Una grande affinità ci unisce anche alle foglie del ramo vicino, ma non siamo collegati con loro quanto con le foglie del nostro ramoscello. Analogamente noi siamo imparentati con tutte le altre foglie dell’albero, con cui condividiamo tronco e radici, ma non siamo con esse così strettamente in relazione quanto con le foglie più prossime. Dunque le foglie del nostro ramoscello sono le nostre anime gemelle. Al di là del nostro albero poi si estende la magnifica foresta costituita dagli alberi delle altre famiglie animiche, comunque collegati tra loro da un sistema di radici.
Secondo il dott. Weiss i momenti più importanti e commoventi della nostra vita sono quelli in cui cerchiamo di individuare le nostre anime gemelle e di fare le scelte che possono trasformare le nostre esistenze. Egli scrive: “L’incontro delle anime gemelle è dettato dal destino. Che le incontreremo è certo. Ma cosa decidiamo di fare dopo quell’incontro rientra nell’ambito della scelta e del libero arbitrio. Una scelta sbagliata o un’occasione mancata possono condurre a una solitudine e a una sofferenza indicibili. Una scelta giusta, un’opportunità realizzata possono portare invece a una gioia e a una felicità profonde.” (Brian Weiss, Molte vite un solo amore, ed. Mondadori, TN 2022, 49esima edizione, pag. 11)
A ciascuno di noi quindi è riservata una persona speciale, a volte possono essere due, tre o anche più. “Possono assumere diverse sembianze, ma il vostro cuore le riconosce. Il vostro cuore le ha già accolte come parte di sé in altri luoghi e tempi … L’intelletto può anche intromettersi e dire: “Io non so chi tu sia”. Ma il cuore sa. Lui ti prende la mano per la prima volta e la memoria di questo tocco trascende il tempo e fa sussultare ogni atomo del tuo essere. Lei ti guarda negli occhi e tu vedi l’anima gemella che ti ha accompagnato attraverso i secoli. Ti senti rivoltare le viscere. Hai la pelle d’oca. Tutto, al di fuori di questo momento, perde importanza. Lui può anche non riconoscerti, anche se finalmente l’hai incontrato di nuovo, anche se in effetti lo conosci. Ma tu puoi sentire il legame che esiste tra voi. Puoi vedere la carica potenziale, il futuro. Lui forse no. Le sue paure, il suo bagaglio intellettuale, i suoi problemi gli creano come un velo sul cuore. Ed egli non lascia che tu l’aiuti a dissipare quel velo. Tu t’affliggi e ti struggi, lui se ne va. Il destino può essere così delicato. Quando invece due persone si riconoscono reciprocamente, non c’è vulcano che erompa con maggiore passione. L’energia liberata è enorme.” (op. cit. pag.15)
Il riconoscimento dell’anima gemella può essere immediato, in questo caso si avverte un’improvvisa sensazione di familiarità, di conoscere già questa persona appena incontrata, ben oltre i limiti cui arriva la mente consapevole. Oppure il riconoscimento dell’anima può essere un processo sottile e lento: non tutti sono pronti ad accogliere subito la rivelazione e può darsi che si renda necessaria, da parte di chi lo comprende per primo, una certa pazienza.
“A farti capire che ti trovi di fronte ad un tuo compagno d’anima può essere uno sguardo, un sogno, un ricordo, un sentimento. E tale risveglio può avvenire anche attraverso un tocco delle mani di lui, o il bacio delle labbra di lei, e la tua anima balza di nuovo alla vita. …Il tocco che desta … può essere quello del tuo diletto, che arriva a te attraverso i secoli, per baciarti ancora una volta e per ricordarti che siete sempre insieme, fino alla fine dei tempi.” (op. cit. pag.16)
Tra i vari racconti e considerazioni contenuti nel libro in questione, assume una rilevanza particolare la storia di Pedro ed Elizabeth, definita dal dott. Weiss la più bella ricongiunzione di anime gemelle che lui abbia incontrato, perché gli ha fatto capire come in amore non esistano coincidenze.
Elizabeth è una trentaduenne avvenente, alta, sottile, con dei bei capelli biondi e tristi occhi azzurri. E’ una brillante donna d’affari con una propria ditta di servizi di contabilità a Miami. Era nata e cresciuta in una grande azienda agricola nel nord degli Stati Uniti, dove aveva vissuto con i genitori, un fratello più grande e molti animali. Il padre era un grande lavoratore, un uomo rigido, con una grande difficoltà ad esprimere le proprie emozioni. Quando riusciva ad esternarle si trattava di rabbia e furore: gli saltavano i nervi e allora si rivoltava impulsivamente contro la famiglia, arrivando qualche volta a picchiare il figlio. Le offese che Elizabeth riceveva erano solo verbali, ma la ferivano profondamente.
Le critiche e le accuse rivoltele dal padre avevano minato l’immagine che aveva di sé. Si sentiva in condizioni di inferiorità, inadeguata e si portava dentro questa ferita infantile come un sottofondo permanente di dolore. Aveva problemi con gli uomini, le sue relazioni non andavano oltre i primi incontri.
La madre di Elizabeth era una donna di mentalità aperta ed indipendente. Cercò di favorire nella figlia la fiducia in se stessa, pur restando protettiva e capace di trasmettere affetto. Per amore dei figli ed essendo quelli altri tempi, decise di rimanere lì, nella fattoria, e di tollerare in qualche modo la durezza di suo marito. Elizabeth conservava dell’infanzia molti bei ricordi, i più teneri riguardavano i tanti momenti in cui era stata vicina alla madre: quelli contrassegnati dallo speciale affetto che le legava e che si manteneva intatto nel tempo.
Terminate le superiori Elizabeth andò in un college a Miami. Durante questo periodo lei mantenne dei rapporti pressoché quotidiani con la madre, con cui il rapporto rimaneva molto forte. Le vacanze erano per loro tempo di gioia perché potevano rivedersi. Venne anche il tempo in cui sua made le annunciò di volersi trasferire nel sud della Florida per starle vicino: l’azienda agricola era grande e ormai diventata troppo difficile da condurre. Elizabeth fu felice di trovarsi di nuovo a vivere vicino alla madre, così, finito il college, si stabilì a Miami, avviò uno studio di contabilità commerciale, che a poco a poco si sviluppò. La concorrenza era forte e il lavoro assorbiva praticamente tutto il suo tempo. Ad aumentare lo stress si aggiungevano i rapporti difficili con gli uomini.
Ad un certo punto successe il disastro. Circa otto mesi prima di rivolgersi al dott. Weiss, Elizabeth fu travolta dal lutto per la morte della madre, avvenuta per un cancro al pancres. Era come se, con la perdita della madre che tanto amava, il cuore le fosse stato preso e strappato. Stava malissimo e il suo cordoglio non aveva fine, quello che provava acuto nel petto era un autentico dolore fisico. Sentiva che non si sarebbe più riavuta completamente: pianse per mesi! Il cordoglio di Elizabeth cominciò a trasformarsi in una depressione caratterizzata da sintomi sempre più evidenti: aveva problemi a dormire, aveva sempre poco appetito e cominciò a dimagrire. Si sentiva costantemente spossata, non aveva voglia di rapportarsi agli altri e perdeva sempre più la capacità di concentrazione. Si sentiva sola e alla deriva. Fu così che chiese l’appuntamento allo psichiatra.
Pedro è un giovane messicano di notevole bellezza, con capelli bruni e occhi azzurri. Il suo fascino e lo spirito pronto nascondono in realtà il dolore che egli prova per la perdita del fratello, morto dieci mesi prima in un incidente automobilistico a Città del Messico. Dieci mesi sono un periodo durante il quale l’elaborazione del lutto di solito si compie. La lunga durata e la natura del cordoglio di Pedro facevano pensare al dott. Weiss che sotto si celasse una disperazione ancora più profonda. Nel corso delle sedute infatti emerse che in realtà il suo stato di tristezza era di gran lunga precedente alla morte del fratello. Le regressioni rivelarono che egli era stato separato dai suoi cari in diverse vite trascorse, per cui era diventato molto sensibile alla perdita di un affetto. L’improvvisa morte del fratello gli ricordò, nei più profondi recessi dell’inconscio, perdite anche più dolorose, persino più tragiche, che si erano verificate nei millenni. Egli si rivolse al dott. Weiss perché l’afflizione che lo tormentava ormai lo stava privando dei più semplici piaceri e disturbava il suo sonno.
Pedro proveniva da una famiglia molto ricca: suo padre possedeva una grande impresa e diverse fabbriche. Vivevano sulle colline sopra la città, in una casa meravigliosa, recintata e protetta. Aveva frequentato le migliori scuole private della città e al college studiò economia. Dopo la laurea si era trasferito a Miami per condurre da lì il lavoro con l’estero per le aziende di famiglia. Lavoro che stava andando molto bene, ma che assorbiva completamente il suo tempo e pertanto non favoriva la realizzazione di una vita affettiva, che lui desiderava. Aveva avuto diverse ragazze, ma nessuna storia importante. Ora, a ventinove anni, pensava gli stesse sfuggendo il tempo in cui si trova l’amore, ci si sposa e si mette su famiglia. Aveva tanti flirt, ma nessuna prospettiva seria: non si sentiva capace di innamorarsi.
Questi due pazienti del dott. Weiss non si conoscevano né si erano mai incontrati e provenivano da paesi e culture diverse. I giorni di appuntamento nello studio non coincidevano mai ed il medico non sospettava che tra loro vi fosse un legame. Invece si erano reciprocamente amati e perduti nel corso delle vite passate.
Il dottore infatti si accorse che, in un paio di regressioni, entrambi avevano rievocato, con dovizia di particolari, gli stessi episodi. Erano stati Eli e Miriam (entrambi riferiscono gli stessi nomi) nella Palestina invasa dai romani: un mastro vasaio e la figlia, che si amavano teneramente e dove il padre venne ucciso, per gioco, dai soldati di Roma. Raccontano entrambi lo strazio dell’addio mentre Eli muore ed il totalizzante bisogno di entrambi in quel momento di comunicarsi il reciproco amore. Erano anche stati marito e moglie in Mongolia. In quella vita lui era il figlio del capo tribù, lei era rimasta orfana da piccola e quindi adottata dalla madre di lui, la quale l’aveva amata come una figlia. In quel tempo accadde che, finché la maggior parte degli uomini era a caccia, il villaggio venisse attaccato dai cavalieri di una tribù confinante, che razziarono il bestiame e trucidarono tutti gli abitanti, compreso il loro figlioletto. A causa della sua bellezza, lei invece fu rapita per diventare la moglie del capo di quella tribù. Quando lui tornò e trovò tutta quella devastazione, il suo dolore fu tale che Pedro non riuscì ad andare avanti nella rievocazione.
Durante le regressioni Elizabeth aveva riconosciuto nella ‘suocera’ in Mongolia la madre avuta nella vita attuale, mentre Pedro aveva riconosciuto il fratello, morto nella presente vita, nel figlio che aveva quando fu un colono spagnolo e anche nell’Abate del convento, nella vita in cui fu un religioso. Questi dunque sono incontri di anime gemelle e pertanto il loro legame è forte. Pedro ed Elizabeth, oltre alle due vite in comune che hanno rievocato, hanno forse trascorso insieme molte altre o anche tutte le vite, ma non potevano riconoscersi perché non si conoscevano nell’esistenza di adesso.
Il dott. Weiss capì che i due si stavano cercando e che forse lui stesso doveva avere un ruolo nel permettergli di riabbracciarsi. Il tempo stringeva perché a Pedro rimanevano solo due incontri, poi sarebbe ritornato definitivamente in Messico per sopperire agli incarichi del fratello negli affari di famiglia. Il dottore non poteva violare la deontologia professionale, che impone la riservatezza del rapporto tra paziente e terapeuta, pertanto quel che decise di fare fu di mettere i loro appuntamenti in successione, perché almeno si vedessero.
La prima volta che il dott. Weiss scorta Elizabeth fuori dal suo studio verso l’uscita, con Pedro seduto nella sala d’aspetto, i due indugiano un attimo con lo sguardo uno sull’altro, poi Elizabeth se ne va. Lui fa un commento sull’avvenenza di lei ed il dottore rinforza l’impressione dicendo che è anche una persona molto interessante. La seconda volta si scambiano uno sguardo più lungo, si sorridono, lui accenna un segno di saluto. Nient’altro.
Pedro concluse la sua terapia quel giorno. Il dottore pensò che almeno stavano tutti e due molto meglio, anche se restavano inalterati il loro fondamentale senso di solitudine ed il loro scoraggiamento circa la possibilità di trovare una relazione stabile e affettuosa. “Per fortuna, da vette ben più alte, una mente assai più creativa della mia stava cospirando perché un incontro tra Elizabeth e Pedro si verificasse in modo più opportuno. Era un ricongiungimento predestinato. Ciò che ne fosse nato in seguito sarebbe dipeso da loro.” (pag.164)
Dopo qualche giorno sia Pedro che Elizabeth si sarebbero messi in viaggio per questioni di lavoro. Avrebbero viaggiato con la stessa compagnia aerea, ma in orari leggermente diversi. Quando lei arrivò alle partenze dell’aeroporto vide che il suo volo era stato cancellato. Problemi tecnici, le dissero. Il destino era già al lavoro. Lei calcola che facendo una deviazione avrebbe potuto ugualmente arrivare in tempo per i suoi appuntamenti. A sua insaputa questo nuovo programma la fa salire sullo stesso aereo di Pedro.
Sono nella stessa sala d’attesa. Lui la riconosce, la osserva ed è preso da un forte senso di familiarità e di interesse che non sa spiegarsi. Lei si sente osservata, alza gli occhi e vede un uomo che la sta fissando. Aggrotta la fronte, poi sorride riconoscendo il giovane che aveva incontrato nella sala d’aspetto dello psichiatra. Istintivamente sente che è un uomo a posto, che non l’avrebbe ferita. Lui si avvicina e si presenta, cominciano a parlare. L’attrazione è reciproca, istantanea, molto forte. Quasi subito lui propone di cambiare i loro posti in modo da sedersi vicini: l’aereo non è ancora decollato e loro sono già amici!
Durante il volo notturno nella mente di Pedro continuano a risuonare le parole di una donna anziana con una lunga veste bianca che, durante il periodo della terapia, gli era apparsa ripetutamente in sogno dicendogli: “Tendi il braccio verso di lei, prendile la mano”. Lui avrebbe voluto farlo, ma esitò perché l’aveva appena conosciuta. Quando però delle turbolenze fecero ballare l’aereo ed il volto di lei mostrò i segni dell’ansia, per confortarla lui prese la sua mano nella propria: sapeva di poterlo fare.
“Fu come se una scossa elettrica gli attraversasse il cuore. Quella corrente risvegliò in Elizabeth memorie di vite passate. Il contatto era stato stabilito.” (pag.166)
Entrambi cambiarono i loro programmi dell’immediato per poter restare vicini: si stavano innamorando. Avevano cominciato a confrontare le loro esperienze delle vite passate, che entrambi ricordavano nitidamente. Stavano scoprendosi reciprocamente anche in questa vita. Ora sono felicemente sposati e vivono in Messico, dove Pedro, a parte le sue attività, ha cominciato ad occuparsi di politica. Elizabeth si occupa della loro bambina ed ogni tanto manda loro notizie al dott. Weiss. “Grazie di tutto, siamo molto felici!”, è l’ultimo messaggio riportato nel libro.
E noi, come siamo messi con le nostre anime gemelle: le abbiamo riconosciute? Siamo stati riconosciuti? Considerata l’importanza che esse rivestono nelle nostre esistenze, direi che il quesito merita di essere preso in considerazione.
